Grazie a Giacomo della Libreria Golconda (un libraio che potete solo augurarvi) sono orgoglioso possessore di una raffinata edizione originale di This Is Water, il saggio di Davide Foster Wallace che in edizione italiana dà il titolo alla raccolta di scritti brevi Questa è l’acqua. Si tratta un discorso pronunciato da Foster Wallace nel 2005, davanti agli studenti del Kenyon College a chiusura dell’anno accademico.
Non è molto lungo ed è stato portato a una dimensione pubblicabile da un apprezzabilissimo lavoro di impaginazione, con un’elegante linea grafica che riporta in ogni pagina un singolo paragrafo, anche solo di una riga (sia detto per inciso, è rassicurante che l’editoria ufficiale e – non proprio ma quasi – di massa riesca ancora a curare prodotti con queste caratteristiche).
This Is Water è un esempio perfetto della lucidità e della tersa chiarezza del pensiero di Foster Wallace, inscindibili dalla sua prosa, che non saprei come chiamare se non spietata: non ci sono sconti al rigore dei ragionamenti, né margini per ambiguità o autoindulgenza nel periodo di Foster Wallace (che produce effetti stupefacenti in un suo libro di argomento logico-matematico necessariamente tra i meno frequentati).
Quasi più che un compito arduo (e lo è spesso), tradurre tanto nitore logico in italiano rappresenta inevitabilmente una sfida, per i tantissimi motivi che vengono sempre ricordati e riassumibili così: la nostra lingua è intrisecamente più propensa dell’inglese alla sfumatura e alle zone grigie del discorso.
Vi propongo a seguire un brevissimo estratto dal volume (certamente molto meno del 15%), con una mia proposta di traduzione, entrambi scaricabili anche da qui.
In the day-to-day trenches of adult life, there is actually no such thing as atheism.
There is no such thing as not worshipping.
Everybody worships.
The only choice we get is what to worship.
And an outstanding reason for choosing some sort of god or spiritual-type thing to worship – be it J.C. or Allah, be it Yahweh or the Wiccan mother-goddess or the Four Noble Truths or some infrangible set of ethical principles – is that pretty much anything else you worship will eat you alive.
If you worship money and things – if they are where you tap real meaning in life – then you will never have enough.
– David Foster Wallace, This Is Water (2005)
Nelle trincee quotidiane della vita adulta l’ateismo non esiste.
Non esiste che si possa scegliere di non adorare alcunché.
Tutti adorano qualcosa.
L’unica scelta che abbiamo realmente è su cosa adorare.
E un motivo davvero sorprendente per scegliere di adorare una qualche specie di dio o di roba spirituale – che sia G.C. o Allah, Yahweh o la dea-madre Wicca o le Quattro Nobili Verità o un qualche inattaccabile corpus di principi etici – è che più o meno qualsiasi altra cosa adoriate vi mangerà vivi.
Se adorate il denaro e le cose – se è lì che attingerete alla ricerca di un senso nella vita – allora non vi basteranno mai.
Tag: David Foster Wallace, filosofia, logica, Matematica, Questa è l'acqua, This is Water, traduzione
mercoledì, 8 giugno 2011 - 08:31 alle 08:31 |
Ciao Andrea. Grazie di ricordare Wallace. Come saprai Einaudi ha pubblicato una traduzione integrale di questo discorso, che però mi lascia perplesso. Io ne feci una per Nazione Indiana nel 2008, subito dopo la morte di Wallace, e la puoi trovare qui: http://www.scribd.com/doc/45895959/David-Foster-Wallace-Kenyon-Commencement
Ciao e grazie ancora.
Roberto Natalini
mercoledì, 8 giugno 2011 - 12:35 alle 12:35 |
Roberto, grazie davvero della segnalazione: leggerò integralmente la tua traduzione (e magari, dopo, anche quella “ufficiale” di Einaudi. In realtà, in maniera del tutto accidentale e non ricercata – spero che non suoni snob – ho letto relativamente poco di Foster Wallace in italiano. Tra cui, ahimé, il libro di Codice sull’infinito, su cui mi piacerebbe fare un intervento (ma a 6 anni di distanzal, dovrei rileggerlo o anche solo prenderlo in mano e la fatica sarebbe grande) e continuo a rimandare.
sabato, 11 giugno 2011 - 16:53 alle 16:53 |
Posso chiedere se “librario” è voluto, nel senso più storico del termine? :-)
sabato, 11 giugno 2011 - 16:55 alle 16:55 |
Macché… solo uno stupido refuso. Corretto, grazie.
mercoledì, 19 ottobre 2011 - 17:50 alle 17:50 |
Vorrei un parere su una questione che, premetto, non ha alcuna intenzione sminuente o denigratoria di un talento raro. Lessi due estate fa «Considera l’aragosta» (la mia memoria, perdonate, non è delle migliori) e notai che uno dei saggi riportati si occupava del settimo volume di una monumentale opera dedicata a Dostoevskij. Autore a quanto ricordo molto caro al nostro. Per cui sono rimasto colpito dalla recente lettura degli ottimi e sempre attenti «post» di Andrea Plazzi e un più recente articolo di Ravasi, uscito domenica scorsa sul «Sole 24 Ore», nel quale si citava un romanzo «L’adolescente» di Dostoevskij. Non avendolo ancora letto, non sono riuscito a contestualizzare le frasi che e mi rimangono «appese» nella loro frammetarietà tutta eraclitiana: «l’uomo non può esistere senza inchinarsi… Si inchinerà, allora, a un idolo di legno o d’oro, o del pensiero… o di dèi senza Dio». Nonostante ciò e, sulla base della congettura aragostana della, peraltro ovvia, frequentazione libresca, mi chiedevo se il brano di Foster Wallace non derivasse da (o non fosse in parte debitore a) quello del romanziere russo. Vi è dato di poter controllare, rispondere affermativamente o escludere categoricamente, …?
mercoledì, 19 ottobre 2011 - 18:04 alle 18:04 |
Gentilissimo Umberto, grazie per l’interessante contributo. Quanto alla domanda, la lascio agli esperti Foster Wallace-fili che so incrociare ogni tanto da queste parti. Mi limito a osservare che anche il riferimento a Eraclito che citi potrebbe essere una traccia interessante: da quanto si può capire dalla lettura di – anche solo – “Tutto e di più”, Foster Wallace subiva sicuramente il fascino della filosofia classica, pre-socratici inclusi.
lunedì, 13 maggio 2013 - 10:29 alle 10:29 |
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