Sono queste due che vi propongo. Un breve intermezzo off topic prima di tornare al fumetto. Su questa, famosissima, non ho molto da dire: beatevene.
Su quest’altra da dire ci sarebbe talmente tanto che non comincio neanche (un ringraziamento a Gianluigi Filippelli per il link): se vi ispira, se vi interessa, se vi incuriosisce, anche la ricerca più superficiale vi porterà a un mare di commenti, ricerche ed emuli (le “auto-cover” non si contano) che questo pezzo – nato classico e preceduto per anni e anni dal proprio mito di capolavoro scomparso – continua a produrre.
Con un testo talmente ricco di immagini intense e potenti, di rimandi alla storia popolare statunitense, alla tradizione e alla poetica di Bob Dylan, che ricrea e fa proprio un noto traditional, da spingermi a infrangere una regola personale: mai tradurre poesie o canzoni.
Vi propongo quindi una traduzione con testo a fronte di cui sono ovviamente insoddisfatto: sarei felice se incuriosisse i meno interessati ad ascoltare il pezzo, e magari a procurarselo nell’inarrivabile versione originale.
Vi segnalo un paio di scelte di traduzione che sono altrettanti limiti:
– è piuttosto letterale e segue l’originale verso per verso (un vincolo molto forte all’impostazione della frase)
– arrancando verso la stupefacente sintesi dell’originale, rinuncia in molti punti alla prima persona, un io-narrante-Bob-Dylan-testimone-impotente-delle-violenze-del-passato-e-del-deserto-del-presente che è parte integrante delle suggestioni apocalittiche della canzone.
Tag: Blind Willie McTell, Bob Dylan, Buena Vista Social Club, canzoni, Chan Chan, Infidels, poesia, tradurre
lunedì, 28 giugno 2010 - 10:26 alle 10:26 |
Le versioni di qualità di pezzi musicali di moltissimi artisti sono state tolte da youtube da alcune case musicali. Sono state invece lasciate online versioni live di qualità inferiore.
martedì, 29 giugno 2010 - 16:18 alle 16:18 |
Trovata!
Su vimeo!
http://vimeo.com/7127037
Se (anche se è molto probabile) scrivo un post sul blog personale, te lo segnalo!
martedì, 29 giugno 2010 - 22:25 alle 22:25 |
Ciao Gianluigi, grazie per il link… è tutta un’altra cosa.
domenica, 18 dicembre 2011 - 17:31 alle 17:31 |
Sono capitato per caso, con ampio ritardo, su questo bel post e da dylaniano di vecchissima data ho letto con grande interesse la traduzione, sulla quale avrei una piccola osservazione. Per come ho sempre inteso io questa bellissima canzone – che ho scoperto su un bootleg nel lontano 1983 nella sua versione elettrica in studio che continuo a ritenere largamente superiore a quella, più intima, alla fine edita in The Bootleg Series – quel “but” che apre il terzo verso dell’ultima strofa è fondamentale nel porre la fatale contrapposizione tra morale e comportamento che porta l’uomo a volere il Paradiso, ma a comportarsi in modo completamente opposto a quanto dovrebbe per meritarselo. Nella traduzione il “but” scompare e si attenua la contrapposizione perdendone in parte il senso. La mia è solo un’opinione, of course. Complimenti per il blog e per aver ricordato Dylan e una canzone che è forse il suo capolavoro del periodo post-classico.