I Racconti di Avalon

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Sono questi. E ne parlerò a Treviso tra un paio di giorni (qui trovate tutte le informazioni), su invito di Alessandro Micelli, che ringrazio molto per questa occasione. Non ho molto altro da dire: apparentemente, il filo conduttore di questi “racconti” (in realtà, un’unica saga) è l’impianto pseudo-mitologico adottato dai loro tantissimi autori (dove “pseudo” sta per “temi mitologici rivisti e filtrati da almeno mezzo secolo di fumetti”).
È sicuramente così ma non è uno spunto scelto a caso, perché in realtà al centro di tutto c’è Jack Kirby. L’immenso e mai abbastanza celebrato “King of Comics” di fronte al quale da decenni ho rinunciato a una qualsiasi parvenza di obbiettività e di decoro, cadendo senza ritegno in un deliquio adorante a prova di tutto.

A prova di analisi critica: il Kirby scrittore di storie spesso non era all’altezza del Kirby disegnatore, soprattutto nei dialoghi, a tratti involuti e/o oscuri.
A prova del tempo e delle mode: la carriera di Kirby ha attraversato oltre mezzo secolo e molti dei suoi tanti stili di disegno oggi apparirebbero datati e inutilizzabili in una produzione contemporanea “non vintage”.
A prova di malattia e persino dell’età: gli ultimi lavori di Kirby, fino al ritiro ufficiale nel 1987,  mostrano segni evidenti di decadimento, soprattutto a causa di problemi alla vista a cui pare abbia concorso almeno un ictus, negli anni Settanta.

Tutte quisquilie e pinzillacchere in confronto a ciò che conta davvero: un’originalità grafica assoluta, che per decenni ha prodotto senza sosta – quasi a ogni pagina, a ogni vignetta – nuovi stili di disegno e nuove soluzioni ai problemi della narrazione a fumetti (l’anatomia del movimento, la prospettiva, le inquadrature); la capacità di infondere all’azione a fumetti un dinamismo e una energia totalmente inediti in un linguaggio per immagini che prima di lui veniva considerato parente povero del cinema; la creatività sfrenata e incontenibile di un autore forse non infallibile ma fisiologicamente incapace di ripetersi; la prolificità ineguagliata, che dopo una carriera ufficiale di decine di migliaia di tavole (una media di centinaia e centinaia all’anno!), a 17 anni dalla scomparsa è testimoniata dalla scoperta continua di bozzetti, studi, idee per l’animazione e materiali inediti di ogni sorta che continuano a emergere.

Ma divago: quello che conta è che l’argomento della serata sarà Tales Of Avalon, racconti a fumetti direttamente ispirati ad alcuni dei leit motifs più tipici del Kirby della maturità: grandiosità dell’impianto narrativo, ripreso e percorso da archetipi biblico-mitologici; un disegno robusto e dinamico, che “esce” – spesso letteralmente – dalla pagina; il tutto generosamente innaffiato dai tanti grafismi tipicamente kirbyani e altamente “drammatizzanti” – i “kirby crackles” per la resa di lampi, esplosioni, scoppi di energia – che, per quanto utilizzati ormai da generazioni di autori, ancora oggi evocano inevitabilmente il loro creatore.

Sono felicemente parziale ma spero che mi crediate: ci sarà da divertirsi.

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5 Risposte to “I Racconti di Avalon”

  1. Alessandro Micelli Says:

    E ci divertiremo di sicuro!
    Grazie ancora per la tua disponibilità!
    Ci si vede in questi giorni!
    Ciao!!!!

  2. Mario Says:

    “…da decenni ho rinunciato a una qualsiasi parvenza di obbiettività e di decoro, cadendo senza ritegno in un deliquio adorante a prova di tutto.”
    Scusi Plazzi, ma io li ricordo gli articoli suoi e dei redatori Panini degli anni novanta. Lei definiva i lavori di Kirby “ costruzioni colossali… goffe, infantili, poco credibili” e del re diceva “E quello del denaro è un tasto molto sentito da Jack Kutzberg…” dandogli pure del venale per essersi ribellato al modo indegno come fù trattato dalla Marvel. Quanto al Kirby scrittore poi, non è lei ad aver tradotto l’intervista di Lee dove diceva “ Jack contribuiva sempre molto alle trame e dopo un po’ alcune erano anche sue. E anche se le avesse fatte tutte che male ci sarebbe…”

  3. Andrea Plazzi Says:

    Caro Mario, scusa la telegraficità ma pur di fretta mi dispiaceva lasciare in sospeso il commento. In sintesi:
    a) premetto che, anche facendo la tara all’entusiasmo e all’iperbole di un intervento (quello su Avalon) scherzoso e tra amici, confermo ovviamente la sostanza, e cioè una kirbianità di antica data su cui non vorrei adesso tornare a sbrodolare (lo faccio abbastanza con gli amici, ne sanno qualcosa Leo Ortolani e Antonio Serra, per citare due altri noti malati) e nel cui spirito ho anche scritto – cosa che ho sempre fatto poco, in realtà – da anni davvero non sospetti (diciamo, dal 1977).
    b) nel tempo ho perso un po’ di file e riviste in traslochi e crash vari e al momento sei sicuramente più documentato di me su quello che ho scritto. Puoi mandarmi gli articoli completi da cui verrebbero quelle frasi? Soprattutto per
    c) contestualizzarle e, ne sono certo, chiarirle. In particolare:
    d) credo di ricordare un po’ meglio la seconda (quella sul denaro) e non aveva niente a che vedere con la venalità né l’avidità; certamente non nelle intenzioni e in attesa di rileggerla posso, al più, immaginare che fosse tanto mal scritta da indurre all’equivoco. Ma spero di no e qui mi fermo insieme alla memoria.
    e) quanto all’intervista di Lee, grazie se mi manderai anche quella (dell’epoca ne ricordo un paio, peraltro non moto diverse e che comunque non ho sottomano) ma sono certo che non mi riterrai responsabile delle parole di un altro, per averle tradotte, quali che siano…!

  4. Mario Says:

    Quello che trovavo fastidioso nei redattori Marvel/Panini di quegli anni in cui la polemica tra Lee e Kirby arrivava in Italia (e Kirby era veramente poco “di moda”) era il dover svalutare le storie di Kirby per difendere Lee. Per carità uno può essere libero di trovare il ciclo di Kamandi, o gli episodi di 2001 o dei Loser di Kirby racconti “privi d’umanità”, il fatto discutibile era però il tentare di dimostrare la mancanza di continuità tra i lavori di Kirby con Lee e senza Lee.

    Sempre nello stesso articolo per dimostrare questo assunto dicevi. “C’è qualcosa in comune tra le storie e (soprattutto) i dialoghi, freschi e scattanti, capaci a volte persino di un certo coinvolgimento emotivo, di tante storie “dal volto umano” della seconda “Golden age” firmate Lee/Kirby e le costruzioni colossali, spesso affascinanti ma altrettanto spesso goffe, infantili, poco credibili proposte dal solo Kirby nel suo Quarto mondo o negli Eterni. Ben poco mi sembra.” Certo se confrontiamo le testate più dissimili la cosa può sembrare apparentemente lampante, ma se confrontiamo le varie vicende degli Inumani con Gli Eterni, Thor con i New Gods o le storie di Nick Fury durante la seconda guerra mondiale e i Loser e secondo me anche le storie di Cap con e senza Stan Lee, allora sembra evidente il contrario. Mentre trovo più evidente la differenza di “mano” tra le storie dei Fantastici 4 o di Thor e quelle dell’Uomo ragno di Lee/Romita e il Devil di Lee/Colan, per non parlare poi dei Fantastici 4 portati avanti in seguito da Lee anche con artisti di prima grandezza come Romita e Buscema.

    Quello che mi fa arrabbiare di ciò che dici anche in questo post è “il Kirby scrittore di storie spesso non era all’altezza del Kirby disegnatore” Secondo me Kirby era soprattutto un autore, e ha potuto inventare graficamente un intero universo perché l’ha sempre inventato prima concettualmente. Poi uno può preferire i dialoghi di Lee, ed è evidente che molti episodi del Quarto mondo hanno delle trame diciamo “confuse” ma questo non basta a relegarlo nel ruolo di disegnatore “picchiatello” incapace da solo di gestire le sua arte.

    Le tue parole poi mi spiacciono anche perché non vengono da un Luciano Secchi qualsiasi che ai bei tempi attribuiva qualsiasi cosa alla paternità di Lee (su Eureka disse che anche Howard the Duck. era un’idea di Lee) ma vengono da te che, come lettore di Eisner (in Italiano), non posso non stimare.

    P.s. Se veramente ti servono ti posso scannerizzare: Di chi è la corona del re? – Da Star Magazine n. 8 del Aprile 1991 – … e lo chiamarono “Il RE” – Da Ratman collection n.33 Novembre 2002 – L’uomo che sorride, da Wiz n.5 Marzo 1996

  5. Andrea Plazzi Says:

    Mario, riesco a recuperare l’articolo su Rat-Man ma in effetti mi farebbe comodo avere gli altri due (credo che integralmente alcune cose assumano un senso diverso ma mi riservo una risposta più articolata). Puoi spedirle al mio indirizzo (che è pubblico e riportato in testa al blog): andrea.plazzi@gmail.com. Mi fa piacere chiarire la cosa “in pubblico”, qua nello spazio dei commenti dove è nata, impegnandoci entrambi a non annoiare troppo eventuali lettori… Grazie comunque per l’attenzione e a prestissimo.

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