“ZeroTolleranza” 3 di 5

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ZeroTolleranza – Uscita, debutto e Cattani

Parlare di Tuono Pettinato metterebbe a dura prova il vocabolario di una persona di buona cultura (penso soprattutto agli aggettivi) e invece mi ritrovo a parlarne io. Con un tuffo all’incrocio dei pali, potrei appoggiarmi alla sua preferenza per i diminutivi e dire che fa fumetti tanto ma tanto carini. Ma – semanticamente – “carini” non è un diminutivo (e “fumetti” non è un vezzeggiativo) e uno come lui, che con Borges farebbe le gare di rutti, queste cose le nota. Insomma, è dura.
Come altri ingegni del fumetto italiano presenti nel volume ZeroTolleranza (ISBN 978-88-85832-46-6), e come gli ineffabili echidna che vivono ai margini del grande outback australiano, Tuono Pettinato non è autore semplice da trovare. Negli ultimi anni le sue oculate incursioni nell’editoria indipendente e autoprodotta sono state parentesi benedette, momenti fulminanti e illuminanti, squarci nel buio della stupidità e del conformismo italioti di questi anni. Un eroe. Ben vengano allora le ancora troppo poche edizioni come ZeroTolleranza (ISBN 978-88-85832-46-6) a consegnare le sue storie agli scaffali. Al mondo.
E coraggio.

INTERVISTA A TUONO PETTINATO
Intervista raccolta il 5 giugno 2008 via posta elettronica.

Cos’hai pensato quando Calia e Rabuiti ti hanno detto che il tema dell’antologia di quest’anno era “ZeroTolleranza”? Quali rotelle si sono messe a girare finendo col partorire Odio disinteressato?
Il progetto sull’intolleranza già mi piaceva a una prima descrizione, ma è stato quando Claudio ed Emiliano mi hanno confidato a bassa voce, forse conoscendomi, che la si poteva interpretare come “la sana intolleranza contro le cose che detestiamo” che i miei occhietti hanno cominciato a brillare di un bagliore luciferino. In effetti, era da tempo che volevo disegnare questa storia di uno che insulta gratuitamente tutti quelli che lo circondano. Anzi, non gratuitamente, ma avendo in mente per tutta questa ostilità una specie di utilità sociale, per quanto poco comprensibile agli occhi dei suoi simili. Il fatto è che ogni tanto è utile piantare dei paletti ed è una cosa buona avere qualcuno che ci sprona in malo modo, che si accanisce contro di noi suggerendoci dove sbagliamo. Il rischio è apprezzarlo dopo che l’hai convinto a smettere. Ora che mi ci fai pensare, in effetti questo di odiare disinteressatamente è uno dei compiti che dovrebbe assumersi il fumetto di oggi…

Mi sembra che il tuo stile, per quanto semplice, senza fronzoli e certamente non sofisticato – almeno dal punto di vista decorativo – riveli un piacere evidente per il disegno e la sua pratica, un gusto autentico per la morbidezza della pennellata. È così?
Decisamente sì. Di recente ho illustrato, non senza un certo piacere, un libro di mitologia greca per ragazzi pieno zeppo di mostri orripilanti, ma anche quando la mia connaturata sensibilità di metallaro prende il sopravvento nel disegnare scenari spaventosi, sento l’esigenza di smorzare i toni e di mettere un po’ di tenerezza accanto alla cattiveria. Che tanto poi ne ferisce più la tenerezza che la cattiveria, è noto.
Riguardo alla questione “essenzialità nel tratto”, mi trovo abbastanza a mio agio nel ruolo di disegnatore post-dozzinalista (op. cit.) che occasionalmente si concede di sguazzare senza criterio in barocchismi liberty, ben conscio che la sua vera patria è tra gli scarabocchi!

I tuoi personaggi sono bambini, o almeno lo sembrano. E anche nei contesti più improbabilmente “alti”, come per esempio in una storia ambientata nel mondo dell’arte moderna, hanno dei comportamenti non sofisticati e di incredibile candore. Sei d’accordo?
Be’, sì, è vero. Credo che derivi dalla mia incapacità patologica di prendere qualsiasi cosa veramente sul serio, fino in fondo. Sono totalmente dipendente dai diminutivi, per dirne una. O dalle bibite, per dirne un’altra. Non mi piacciono le parolacce, le trovo puerili, a meno che non siano funzionali a creare un effetto sorpresa nel dialogo, nei fumetti come nella realtà. Le bestemmie è già un altro discorso, ma stiamo andando fuori tema.
Forse è anche perché sono proprio i limiti dei personaggi a interessarmi, i difetti, le piccolezze, i segni d’immaturità e le stupidaggini, come nel caso dei Ricattacchiotti, che ne escono sempre come una manica di allegri perdigiorno. Quando poi questo si applica ai grandi personaggi storici la cosa assume un gusto particolare… be’, almeno per me! Mi piace un sacco dipingere gli impressionisti come una banda di mezzi matti, o Marinetti come un cialtrone ripulito. Chiaramente rientra in una prassi del comico, quella del fare un torto alla complessità delle cose e ridurre all’assurdo per far ridere. D’altronde, è anche vero che l’età della ragione va dagli zero ai dodici anni, dopodiché il raziocinio comincia a essere obnubilato da una serie di futili distrazioni. Forse in vecchiaia avanzata (penso a Yoda, o al perfido Fu Manchu) si torna a ragionare, ma non ne sono certo.

Sicuramente dipende anche dalla tua attività di illustratore per l’infanzia, che svolgi da alcuni anni con una certa continuità. È meno nota delle incursioni sulla scena indipendente, fumettistica, musicale e altro ancora: ce ne puoi parlare?
Volentieri! Credo che però questa mia prospettiva “ad altezza-bimbo” sul disegno sia più la causa che la conseguenza del mio avvicinarmi al mondo della narrativa per l’infanzia. O forse è per un moto di riflusso per la situazione della cultura “per grandi”, sentimento che parrebbe non inconsueto tra chi si occupa di editoria per ragazzi. Fatto sta che occuparsi di narrativa per ragazzi ti obbliga, come si suol dire, ad andare al sodo, nell’illustrazione come nella scrittura. A essere quanto più possibile essenziale e sicuro di ciò che racconti, perché i tuoi interlocutori hanno un loro modo molto garbato fatto di sbadigli ad alta voce per farti capire quando non sei convincente. Senza contare che una buona decade di disegni in rigoroso e carbonaro bianco e nero da xerox ti disabituano completamente a un uso sensato del colore!
La mia bildung come operatore del settore viene dall’aver frequentato i corsi delle adrenaliniche libraie di Giannino Stoppani e del funambolico Antonio Faeti. Al momento sto collaborando con Campanila, una casa editrice pisana per cui curo la parte redazionale e illustro una buona parte dei testi, per lo meno quelli ai quali si addice il mio stile sbruffonesco!

Cos’hai risposto quando la tua vecchia zia che ti vuole tanto bene ti ha chiesto cosa vuol dire il tuo pseudonimo?
Ah, cara tenace vecchietta quella là! Quando le ho letto quel brano de “La biblioteca di Babele” di Borges non ci poteva credere. Adesso ha dato una maschera e un manto nero alla sua brama di vendetta parentale, gira di notte e si fa chiamare Zorro anche dai suoi colleghi al comune, dove lavora.

Tuono Pettinato (Pisa, 1976) è fumettista, illustratore, chitarrista finto. Si laurea in cinema al Dams di Bologna e successivamente frequenta l’Accademia Drosselmeier di Giannino Stoppani. Insieme a Ratigher e John D. Raudo è fondatore di Donna Bavosa Records & Comics e firma best-unseller autoprodotti come il Corso di fumetti dozzinali e i Sottutto. Per Repubblica XL realizza la serie dei Ricattacchiotti e insieme ai Superamici pubblica Hobby Comics. Per la casa editrice Campanila illustra diversi volumi tra cui Il nonno e Caterina, Storie della natura, Rumble (un libro per bambini sul wrestling del quale è co-autore) e la serie di Antìkoi – Dei, mostri ed eroi del mondo classico. Tra le sue collaborazioni, RES-Istanze (Ekidna / ANPI Carpi), Fortezza Europa (Coniglio Editore), Sventurata la terra che ha bisogno di (super)eroi (INDaYs Comics), Futuro Anteriore: Blu – i colori del futuro (CFAPaz / Napoli Comicon), Resistenze (Becco Giallo), Inguine Mah!2008 (Comma 22), Matite per la radio (Città del Capo – Radio Metropolitana), Bonaventura: i casi e le fortune di un eroe gentile (Orecchio Acerbo).

Tutte le storie e i disegni di ZeroTolleranza sono rilasciati con licenza Creative Commons per poterne consentire la diffusione e la condivisione da parte dei lettori a fini non commerciali e riportandone l’origine.

ODIO DISINTERESSATO di Tuono Pettinato
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6 Risposte to ““ZeroTolleranza” 3 di 5”

  1. emiliano Says:

    tuono pettinato presidente della repubblica!
    emi

  2. Davide Says:

    Ottimo tuono pettinato!

    … sarà anche per la scorpacciata di Dallas che mi feci da piccino — che si fece mia madre ed io ero piccino (sic) –, ma la storia di zerotolleranza a puntate è eccezionale!

  3. Andrea Plazzi Says:

    Grazie, Davide… fai proseliti.

  4. Armin Says:

    Tuono presidente della terra!

    ARmin.

  5. Stefano Raffaele Says:

    Fantastico.
    Così come gli altri post di ZeroTolleranza.
    Fantastici, insomma!

    E…

    Ah, well…

    Accecato di stili espressivi ed ira, farò un macello!

  6. zanco Says:

    è geniale, leggetevi anche la storia di marinetti sul suo myspace.. i fumetti meriterebbero più spazio nella società moderna

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